Le Malghe

Ultima modifica 7 agosto 2024

Le Malghe

Fra febbraio e marzo si riuniva ogni anno il Comizio comunale dei possessori di animali cui spettava l'elezione degli Amministratori delle Malghe di Rutorto e Najaron (marighi). Per tali le cariche era prevista "assolutamente" (Regolamento 1889) un'alternanza annuale da frazione a frazione, tanto più che la carica di amministratore di Najaron era considerata più importante di quella analoga per Rutorto. Si procedeva anche alla nomina dei casari (mistri) e dei capo-pastori (bolchi) e quindi a quella del personale di supporto necessario alle attività di malga. Nei loro compiti i marighi erano affiancati dai laudatori, costituiti dai marighi dell'anno precedente, coi quali i nuovi eletti erano tenuti a conferire su ogni cosa "prima di passare a provvedimenti e misure riguardanti l'amministrazione di dette montagne". Era prevista anche la presenza di un cancelliere o segretario, sempre di nomina annuale, direttamente dipendente dai due marighi. Il cancelliere percepiva un compenso, a differenza degli amministratori le cui cariche erano "veramente gratuite succedendosi per turno fra le famiglie interessate e possidenti", i quali avevano diritto al solo rimborso delle spese. Spettava ai marighi "sentiti i mistri delle casere", fissare il pascolo delle montagne, determinare le epoche di monticazione e smonticazione, fissare le giornate della misurazione o peso del latte, stabilire ammende (in relazione a quanto stabilito dal Regolamento approvato da Giunta e Consiglio). Ogni anno, ad agosto, i capi dei monti erigevano i quinternetti di esazione ("Libri delle pasture") per le spese di pastorizia. Gli amministratori a fine mandato dovevano rendicontare il loro operato ai capi famiglia interessati attraverso il cosiddetto "Conto di usanza".

A Najaron, località posta sotto il monte Penna, c’era la malga citata nel laudo del 1289; nell’Otto-Novecento vi venivano portati solo gli ovini mentre a Rutorto, ai piedi del Pelmo, nel Seicento già si portavano i bovini da latte, vi erano poi ripari per i pastori in luoghi destinati al “bestiame asciutto” come le tore (giovenche) e i vitelli. Le strutture principali erano costruite di muro o muro e legno, i ricoveri invece erano in genere semplici capanne di legno (chiamati anche tuguri pastorali). Malghe e ricoveri richiedevano spesso radicali restauri o rifacimenti anche a causa dei frequenti incendi. Fra il 1916 e il 1918 subirono tutti gravi danni e negli anni successivi, anche grazie ai fondi per la ricostruzione, vennero rifatti, radicalmente restaurati e spesso ingranditi. Nel tempo l’allevamento bovino arrivò a prevalere su quello ovino e sorsero nuove casere (luoghi di lavorazione dei latticini).

Nei primi anni del Novecento a Najaron, dove già nel Cinquecento si produceva formaggio, c’era un edificio costruito in parte in legno e in parte in muratura con annessa una tettoia per il ricovero delle capre e delle pecore e tutto l’occorrente per la produzione dei latticini. Durante la grande guerra vi alloggiarono truppe austriache e operai del Genio impiegati nelle opere di difesa che danneggiarono gravemente la struttura. Ricostruita, la malga fu distrutta una ventina d’anno dopo da un incendio e mai più ripristinata.

A Rutorto, la prima casera nota risale al 1640. Fra il 1841 e il 1853 tuttavia sembra che non fosse più funzionante e venne ricostruita ripristinandola. A fine Ottocento l’edificio, costruito per buona parte in legname era nuovamente fatiscente (così lo descrive il Ronzon già nel 1876) e presentava molte criticità a partire dalla posizione della casera rispetto alle tettoie per la custodia dei bovini e alla distribuzione degli spazi interni da adibire alla lavorazione del latte. Con il 1895 venne dunque costruito un nuovo edificio posto fuori dal recinto degli animali, in cui il piano terra serviva alla confezione e conservazione dei latticini, mentre il piano superiore fungeva da alloggio del casaro e del personale di custodia dei bovini. Negli anni 1916-1917 fu occupata in modo continuativo da parte degli operai adibiti alla costruzione delle strade militari e in seguito dalle truppe austriache che bruciarono tutto quello che poteva essere usato come combustibile. L’edificio, seppure saldo nella parte in muratura, riportò molti danni sia alla casera che alla mandra.

A Serla è documentata l’esistenza di una fedèra, ovvero un’area destinata agli ovini, già nel 1602 e nel 1729 vi era un “albergo dei bovini”. Nei primi anni del Novecento i pastori potevano trovare riparo in un capanno di legno di sette metri per sei che gli austriaci incendiarono nel 1918. Ancora più piccolo era il ricovero di Cenata che misurava quattro metri per sei: occupato dalle truppe italiane prima ed austriache dopo riportò gravi danni che si tentò di riparare dopo la guerra, ma nel 1935 fu comunque necessario ricostruirlo. Anche l’edificio di Cercenà, dove fin dal 1729 è documentata l’esistenza di un “albergo dei bovini”, fu ricostruito dopo la prima guerra mondiale e la malga venne resa più efficiente nel 1932 con la costruzione delle tettoie su progetto del Segretariato Nazionale della Montagna. A Ciauta all’inizio del Settecento è testimoniata l’esistenza di un “antico albergo”. Allo scoppio della guerra vi era già la piccola casera costituita da un edificio metà in muro e metà in legno che, occupato dalle truppe di entrambi gli eserciti, riportò gravissimi danni a muri, tetto e travature. Sistemata alla bell’e meglio negli anni Venti, fu ricostruita nel 1935 su progetto del Segretariato Nazionale della Montagna.


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